Marzo – Aprile 2005
La Feltrinelli, Napoli
Gian Butturini
Gian Butturini è stato un testimone d’eccezione dell’operato di Franco Basaglia, artefice dell’apertura dell’Ospedale psichiatrico di Trieste. Il fotografo venne chiamato dallo stesso Basaglia nel 1975 a Trieste per fissare su pellicola le fasi di quella “rivoluzione” che portò alla Legge 180 del 1978. Il suo soggiorno, che si prolungò per tutto il biennio 1976-1977, significò un’attenta osservazione di quel mondo dimenticato e la documentazione delle modalità di recupero del malato mentale.
I pazienti sono stati ritratti nel loro ambiente, individualmente e in gruppo, mentre riprendevano una dignità perduta o mentre si accingevano ad oltrepassare i cancelli finalmente aperti. Nuovamente individui. Sono fotografie particolari, testimonianza del rapporto tra chi usciva e la realtà : una commistione tra gioia e incredulità . I volti stanchi di dolore ritrovavano serenità anche tramite semplici azioni quotidiane come il gioco, il trucco, la musica e il ballo.
Oltre ai ritratti dei pazienti, troviamo quelli dei medici, di operatori culturali illustri (tra gli altri Dario Fo e Alda Merini) e di David Cooper, tra i padri della critica alla psichiatria tradizionale e presente nel “laboratorio” di Basaglia.
Le foto di Gian Butturini sono brani di una realtà significativa, ma oltre a rivestire il ruolo di documento possiedono connotati artistici, grazie all’ottima capacità tecnica (inquadrature, luci, contrasti) coniugata ad un “forte sentire”.
Giulio Toffoli
Gian Butturini inizia la sua avventura nei primi anni Cinquanta, all’interno del mondo della grafica presso l’Art Director Club di Milano, dove ha la possibilità di farsi conoscere e apprezzare. Queste prime esperienze lo hanno portato a scegliere la macchina fotografica come strumento di una battaglia culturale e politica che lo ha visto nella Irlanda del nord a contatto con le drammatiche vicende dell’IRA, nella Londra degli hippies, nella Cuba degli anni Sessanta, dove ebbe la ventura di fotografare Fidel Castro che annunciava la tragica conclusione della vicenda di Ernesto Che Guevara.
La sua macchina fotografica ha seguito il dispiegarsi della storia di questi ultimi decenni nelle sue pagine esaltanti e nei suoi momenti dolorosi, animata da una inesausta volontà di rappresentare senza veli le utopie, i conflitti e i drammi che hanno segnato la nostra contemporaneità . Butturini è stato in Cile accanto a Salvador Allende, a Berlino est documentando implacabilmente il degrado burocratico e illiberale di quel mondo, in Italia accanto a Franco Basaglia, tra i primi a raccontare la sua dura battaglia per riaffermare la dignità umana di coloro che sono definiti “malati di mente”.
Ha ripreso i duri momenti della vita dei partigiani Saharawi del Polisario in lotta per l’indipendenza, la battaglia dei minatori inglesi in difesa del loro posto di lavoro, le immagini sconvolgenti della Bosnia insanguinata, la lotta del popolo curdo, il volto attuale del Sudamerica in un reportage dall’Avana a Santiago del Cile, la religiosità e il fascino multicolore delle donne indiane. L’ultima sua mostra, dal titolo “Pietra su pietra”, descrive il volto e l’anima degli uomini che lavorano la pietra nel bresciano (2003, Magalini editrice).
Butturini ha realizzato un film come regista “Il mondo degli ultimi”, che ha ottenuto riconoscimenti al Festival di Mosca e di San Sebastian, quindi acquisito dalla RAI, e un documentario sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980.
Una antologica della sua opera, dal titolo “Quei mitici anni Settanta”, è stata presentata a Stoccarda dal locale Istituto Italiano di Cultura. Ha pubblicato oltre 30 libri fotografici.
Butturini prosegue la sua ricerca fotografica ed artistica dalla sua residenza di Brescia,fino alla sua prematura scomparsa nel 2006
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Donne In India
Mostra fotografica di Gian Butturini
Centro culturale Baratta
Corso Garibald,i 65
Mantova
26 febbraio/12 marzo 2005
Promossa da Comune di Mantova
Assessorato Politiche, immigrazione, pari opportunità
Organizzata da Associazione Culturale Dioniso
Nella sua inesauribile ansia di essere un “bracconiere di immagini”, Gian Butturini è giunto con il suo lento ma perspicace incedere, in India. Il reporter bresciano, per natura schivo alle mode e poco disponibile ai compromessi culturali, afferma: “non è facile vivere in India dove tutto appare immobile nel tempo, dove si trova tutto e il contrario di tutto; mi trovo a lavorare in un incredibile slalom, stimolato da mille colori e da mille sensazioni.”
Le donne sono l’anima della vita indiana nelle grandi città come nei più piccoli villaggi. Sempre indaffarate nei loro abiti dai mille colori, “riescono perfino a sublimare la loro discreta povertà , le loro dure condizioni di vita con una nobile signorilità , tanto che i loro abiti sembrano in alcuni momenti uscire da una sfilata di moda”.
La religiosità è una delle caratteristiche di questo mondo che ha da sempre colpito l’attenzione dei viaggiatori e degli intellettuali. Tale fascino è rimasto inalterato anche in questi ultimi decenni; basti ricordare le notazioni raccolte nelle loro peregrinazioni nell’India da Moravia o da Pasolini. Entrambi notarono come “l’atmosfera di questa terra appaia particolarmente propizia per ogni tipo di spirito religioso.”
Gian non ha paura degli stereotipi: egli è convinto che anche dietro ad essi viva qualche cosa che va sondato e perciò cerca di penetrare nelle pieghe dei loro volti, tentando di capire il senso di questa incredibile dimensione antropologica di pauperismo senza limiti e della capacità di accettarlo come un fatto quasi naturale. Girando per i templi, nel difficile incedere di chi cerca di capire senza sovrapporre meccanicamente i propri modelli, appare una realtà tragicamente problematica che l’immagine a fatica riesce a raccontare. Ma l’India non è solo questo; è anche un intrecciarsi di cammini umani, di esperienze culturali e spirituali che lì sembrano convivere con assoluta naturalezza. Gian ci racconta del suo incontro con i seguaci di Krishna e Vindravan, cercando di descriverci con le sue immagini lo strano contatto fra giovani occidentali e una religiosità che onora con canti e danze un simulacro della divinità dalle fattezze umane e simbolo di quella sintesi fra i sessi e di quella trascendenza per la quale in occidente sembra si sia perso ogni interesse. Un’amica italiana, che si è convertita a questa religione, racconta: “noi onoriamo Dio esternando la nostra gratitudine con il canto e la danza”. Nel frattempo, aggiunge Gian, questi giovani cercano di fornire alle genti di Vindravan un contributo di fattiva solidarietà con il progetto “Food for life”, dando ogni giorno a centinaia e centinaia di giovani ed anziani un pasto, per alleviare l’endemica piaga della fame. Inoltre di fronte alla latitanza delle istituzioni sociali dello stato, i seguaci di Krishna hanno dato vita ad un progetto dedicato ai più giovani, creando una struttura d’educazione di base ed un asilo per i più piccoli, in modo da combattere, pur con i loro poveri mezzi, la piaga dell’analfabetismo.
(Testimonianza raccolta da Giulio Toffoli)
Gian Butturini : L’India di Vindravan” Areamarket, Brescia 2004
CREDITS
Una mostra realizzata con il contributo della Regione Campania (Settore Istruzione, Educazione Permanente, Promozione Culturale);
Organizzata da Associazione Culturale Dioniso, gentilmente ospitata da La Feltrinelli Libri e Musica di Napoli.
Tags: art director club, dario fo, david cooper, franco basaglia, gian butturini, la feltrinelli, napoli, psichiatria